Andando a spasso, soprattutto per periodi abbastanza lunghi, si scopre il valore fondamentale dell’essenzialità. Che significa portare con sé solo ciò che è necessario, non essere schiavi del superfluo, vivere felici anche con le “poche cose” che siamo in grado di portarci sulle spalle senza faticare troppo.
In queste ultime settimane mi sono scoperto spesso a pensare all’idea dell’essenziale nelle nostre giornate e nelle nostre vite. E, visto che la pandemia non accenna a ritirarsi dai nostri orizzonti (lo farà, speriamo, solo con i vaccini prossimi venturi) ho pensato che il concetto di necessario (o addirittura di indispensabile) è tremendamente soggettivo. Mi sembra si discuta – con l’ovvio e dovuto rispetto per il lavoro e l’impegno di tutti e di ognuno – di decine di attività, svaghi o servizi “indispensabili”, sui quali ogni categoria grande o piccola è pronta a fare fuoco e fiamme.
Esempi? Moltissimi me ne vengono in mente, e ne scrivo qualcuno, senza ovviamente alcuna acrimonia per nessuno. Andare dal parrucchiere due volte a settimana, fare la coda per ore davanti al nuovo megastore, correre al ristorante a 100 km da casa (più buono di quello all’angolo), sciare sulle piste più belle, andare a camminare il più possibile lontano dalle mura domestiche, fare lo struscio sul corso (uno dei tanti che attraversano le città italiane), andare a tutti i costi in macchina in centro…
Diceva tempo fa un insigne filosofo che ho il piacere di conoscere che, di fronte a un’epidemia che ci minaccia seriamente, sarebbe saggio reagire da specie e non da singoli (ognuno profondamente innamorato delle proprie abitudini). E quindi, chiosava il saggio, seguire le decisioni dell’ape regina di turno senza stare troppo a discutere.
Vero, falso, giusto, sbagliato? Ognuno avrà la sua risposta.
Ma il fatto è che non bisognerebbe mai dimenticare una grandissima verità.
Chi salta felice da un centro commerciale a uno spritz, chi aggira le norme per andare a spasso o a farsi il barbecue in campagna, chi “non ha paura” e reclama a gran voce l’apertura di questo o quello lo può fare per un solo e unico motivo.
Che è anche semplice.
Perché esiste un’ampia percentuale della popolazione italiana (ma anche francese, spagnola, tedesca…) che ha capito che è necessario stare tranquilli, rimanere a casa quando si può e in fondo accettare una limitazione alle libertà tipiche della nostra specie.
Che ha compreso che l’essenzialità, per qualche settimana o mese in più, può essere la chiave di volta del nostro successo come umani contro i minuscoli esserini verdi del Covid 19.
Se non ci fosse questa enorme massa di “fessi” (o li vogliamo chiamare “prudenti”, “ligi”, “responsabili”?) ecco che i camminatori e gli shoppers, gli sciatori e i gourmet, i furbacchioni e gli uomini e le donne privi di remore e timori dovrebbero stare anche loro, come molti di noi, più attenti a quello che fanno, probabilmente chiusi a chiave tra le mura domestiche per mesi.
La saggezza di tanti garantisce la libertà di molti di rifiutarsi di pensare all’essenziale.