Giovanni Badino


Giovanni Badino

Non sono mai stato un grande speleologo. Appassionato sì, certamente, e curioso. Ma ben capace di capire che, ogni tanto, accade di incontrare persone che ne sanno (e ne fanno) ben più di noi. Ho conosciuto Giovanni Badino un’infinità di anni fa, e lo confesso, all’inizio con un po’ di timore quasi reverenziale. Poi ci siamo visti spesso, abbiamo fatto qualche viaggio, è capitato di vedere qualche grotta insieme. E mi sono reso conto che certo, Giovanni era un grande esploratore, capace di vivere dall’interno le strutture delle montagne. Ma che era anche altro. Un curioso come pochi, spesso un maniaco, quando si toccavano le sue passioni.

Ma attenzione: un maniaco divertente, ironico (forse sardonico sarebbe la parola più adatta), con cui si poteva discutere, litigare, soprattutto ridere. E, guarda un po’, anche scoprire qualcosa di nuovo. Nel campo delle grotte, dei ghiacciai, degli haiku, dell’ordine di marcia delle legioni romane, dei Nabatei e via aggiungendo temi e stranezze affascinanti a non finire.

La foto che vedete risale al 1989, un secolo fa in pratica. Ed è il miglior ricordo che conservo di Giovanni. Di fronte a un anfiteatro calcareo gigantesco, con uno zaino raffazzonato e colossale, con un sorriso sull’angolo della bocca (che probabilmente aveva appena ghignato di una battutaccia da quattro soldi).

Long may you run, dovunque tu sia finito.

Ti ricorderemo.