Seconda edizione: 2011
Dimensioni: 27 x 23 x 3 cm
Isbn: 9788836557721
Acquistalo su Giunti al Punto/Amazon
Che ci volete fare: per chi fa il mio mestiere, l’idea di un libro illustrato è probabilmente il massimo della felicità. Lo so che un tempo questi bei libroni si vendevano molto di più, che il mercato non tira più in questo comparto, che i librai non hanno spazio. Ma comunque, per me, un bel librone di questo genere è una grande soddisfazione. Questo libro ha seguito altri lavori sul Camino (prima Peregrinos e la guida verde) e è stato un po’ il modo di raccogliere le idee sul motivo profondo per cui ero rimasto affascinato dalla lunga via che attraversa tutta la Spagna settentrionale, dai Pirenei a Compostela. Quelle che seguono sono alcune delle parole dell’introduzione.
“Via dello spirito, anzitutto. Ma anche dura strada dei tendini, dei muscoli, dei piedi. Per chi lo affronta a piedi, in solitudine tra molti suoi simili, il lungo cammino verso Compostela rappresenta molte cose. Tutte mescolate insieme, difficili da separare. Strade di campagna sotto la pioggia battente, ameni sentieri tra i boschi, brutti percorsi pedonali persi al fianco delle statali che traversano da est a ovest il nord della Spagna. Folla negli ostelli, risate attorno a un tavolo serale, l’anima a nudo, anche per pochi istanti, con il primo peregrino che ci capita a fianco. Difficile credere, guardando da lontano la curiosa moltitudine di camminatori diretti a Santiago, che questo pellegrinaggio del terzo millennio possa avere un senso così profondo. Ma facile – più di quanto si creda – da accettare una volta che si sono trascorse ore, giorni e settimane sulla strada.
Il cammino dell’apostolo Giacomo
Prodigi, segni del cielo, miracoli. Una serie di portenti, secondo le cronache, portò intorno all’830 alla riscoperta della tomba di San Giacomo Maggiore, per gli spagnoli Santiago, nelle terre di Galizia all’estremo confine occidentale dell’Europa. Per accogliere le preghiere dei fedeli, venne fondata una piccola chiesa, che poi fu necessario ricostruire varie volte per ospitare degnamente i pellegrini sempre più numerosi. In pochi decenni ecclesiastici e plebei, nobili, re e mendicanti, da tutti gli angoli del continente, iniziarono a mettersi in cammino verso Compostela. Ad affrontare cioè un viaggio difficile, pericoloso e incerto, che si concludeva con la traversata delle regioni spagnole, in buona parte ancora controllate dai califfi arabi. Lungo la principale via verso la meta, che avrebbe preso il nome di Camino Francés, iniziaro a spostarsi anche architetti, mercanti che viaggiavano con la loro cultura. E che avrebbero dato vita a ospizi e cattedrali, villaggi e strade che, poco a poco iniziarono a sostituire le antiche vie dell’impero romano che erano cadute in disgrazia. In un paio di secoli il Camino de Santiago sarebbe divenuto una delle più grandi vie continentali, con le sue diramazioni che collegavano la città dell’apostolo con tutti gli angoli della cristianità. Tra cui una – la via Francigena – che avrebbe invece portato i suoi infaticabili camminatori dal cuore delle terre del nord in direzione dei colli di Roma o delle mura della lontana e contesa Gerusalemme.
Anni di gloria e di declino
Dopo i secoli del grande splendore, del flusso ininterrotto di viaggiatori contesi da ordini monastici e da albergatori, pian piano la corrente iniziò a scemare, per poi arrestarsi. I motivi furono molti. Secondo gli storici stavano nascendo gli stati nazionali e in più il protestantesimo, oltre a spaccare in due il continente, aveva messo in dubbio il valore fondamentale degli elementi centrali della fede popolare. Cioè il culto delle reliquie ed il pellegrinaggio, che Lutero descrisse e derise con parole di fuoco. Ma la via di Santiago non era scomparsa: negli anni ’30 diversi studiosi iniziarono a riscoprire le fonti documentarie e, nel 1949, un gruppo di giovani universitari francesi, raccontò il suo viaggio a Compostela in un libro, ceh dimnostrava che il viaggio verso Santiago era di nuovo possibile. E splendido. Altro momento fondamentale è stato il 9 novembre del 1982. Giovanni Paolo II si trovava a Compostela e lanciò un appello divenuto storia. Secondo il papa polacco, gli antichi cammini di Santiago erano stati l’alveo in cui aveva potuto scorrere la marea di pellegrini europei che nel medioevo, camminando verso la tomba dell’apostolo, si trovarono ad essere i primi depositari della coscienza europea. E il riconoscimento ufficiale alla posizione del pontefice non si fa attendere: nel 1987 il Consiglio d’Europa dichiarò il Camino di Santiago primo Itinerario Culturale Europeo. Passati cinque anni, nel 1993 l’Unesco dichiarò il tratto spagnolo della grande via compostelana parte integrante del Patrimonio dell’Umanità. Il camino era ufficialmente rinato e i pellegrini, completamente differenti dai camminatori medioevali, ricomparvero tra mulattiere, sentieri e strade sterrate che tagliano lungo la direttrice est-ovest il nord della Spagna.
Oggi
Dopo poco meno di quattrocento anni di oblio, la via verso Compostela è di nuovo aperta, anche se alle sue porte si accalca un pubblico differente dai pellegrini del Medio Evo. Fatto di sportivi, mistici, curiosi di storia e natura, ciclisti, religiosi e semplici turisti che, sulle loro guide stampate in decine di lingue differenti, trovano tra i luoghi da non perdere in terra spagnola anche questo immateriale sito, lungo ottocento chilometri, che collega i Pirenei alla tomba dell’apostolo Santiago. Lungo la strada si riaprono ostelli e albergues, s’incontra ospitalità religiosa e laica, e il successo del Camino Francés è stato il motore che ha dato il via alla riscoperta di tutti gli altri itinerari compostellani. Tra turismo e spiritualità, il Camino de Santiago è oggi tornato a essere uno strano ed enorme monumento serpeggiante ricco di storia. Che non ha senso e non potrebbe esistere senza il sudore e il dolore ai piedi dell’esercito dei suoi variopinti camminatori”.