Berna


Berna

I gradini sono molti, la salita è lunga e, a causa delle aperture ai lati della scala a chiocciola, anche abbastanza vertiginosa. Una volta terminata la scalata però, dalla terrazza del campanile della Collegiata, a una cinquantina di metri da terra, si capisce perché valeva la pena di sbuffare e faticare così tanto. Siamo arrivati esattamente a metà del campanile più alto della Svizzera che, dai suoi 100 metri, svetta con la sua forma gotica sul cuore di Berna. Il centro storico si stende ai nostri piedi, con le piccole piazze illuminate dalle luci dei mercatini di Natale e un tappeto di tetti coperti di tegole da cui si alza il fumo dei camini. Attorno alle case e ai palazzi della capitale svizzera, le acque scure e gelide del corso dell’Aare disegnano il promontorio allungato su cui è nata la città. La costruzione più imponente che si nota da questo terrazzino (che nel cuore dell’inverno può essere veramente gelido) è la Bundeshaus, cioè il palazzo costruito dalla metà dell’800 per ospitare il Consiglio Federale e il Parlamento Cantonale svizzero. Berna, infatti, è sede ufficiale del governo elvetico dal lontano 1848 ed è stata scelta probabilmente per la sua posizione geografica, esattamente a metà strada tra i cantoni di lingua tedesca e quelli di lingua francese. Per usare un’espressione locale, la città si trova esattamente sul “confine dei rösti” (cioè delle frittelle di patate diffuse in tutta la Svizzera tedesca): a ovest si entra nelle terre delle pommes frites, mentre a est l’odore di cipolla in padella non manca mai di aleggiare sui tavolini – eleganti o popolari – di trattorie, ristoranti e sagre. E questo evocativo confine culinario ha spesso segnato anche una frontiera politica…

Il mio articolo sull’allegro Natale bernese è stato pubblicato a dicembre 2018 sulla rivista PleinAir.

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